Un dislivello mortale
Nel marzo del 2014 si rivolse al nostro Studio il figlio di una signora di 90 anni che, nel dicembre dell'anno precedente, entrando in ascensore era caduta, provocandosi una brutta frattura del femore.
Nel luglio del 2014 alla signora fu amputata la gamba, purtroppo il suo fisico provato non fu in grado di reagire e nel settembre dello stesso anno la signora morì.
Quando fummo incaricati del caso, facemmo immediatamente intervenire un perito il quale, in base agli elementi fotografici forniti, è stato in grado di ricostruire la dinamica dell’incidente.
La ricostruzione ha individuato una responsabilità nella manutenzione dell’ascensore che non si era arrestato esattamente al piano creando un gradino di circa 4 cm.
Per questo motivo inoltrammo richiesta di risarcimento danni, sia alla ditta incaricata della manutenzione dell’ascensore, sia al condominio dove il fatto si era verificato.
Entrambi i soggetti erano assicurati con la stessa compagnia di assicurazione e lessero le nostre richieste con leggerezza e malcelato fastidio.
In particolare l’ente assicurativo ci contestava che:
- la signora risiedeva nello stabile per cui doveva essere a conoscenza del funzionamento dell’ascensore;
- che non era vero che l’ascensore avesse lasciato un dislivello e che, anche se fosse, il gradino era da considerarsi “nella norma”;
- veniva inoltre contestato il rapporto causa effetto, vale a dire che, a loro parere, la morte non era riconducibile alla caduta.
Come al solito tralasciamo tutte le fasi intermedie perché noiose e di poco interesse per i lettori.
Ciò che è importa, invece, è che - malgrado l'iniziale atteggiamento sprezzante - alla fine sia il manutentore che il condominio hanno dovuto riconoscere le proprie responsabilità, e agli eredi è stato risarcito un danno di oltre 500.000 euro.