Ferita o morte di un animale domestico: quali sono i danni causati e gli eventuali risarcimenti?
Il ferimento o la morte di un animale domestico, per responsabilità di terzi, determina un danno il cui risarcimento risulta una dei temi più dibattuti negli ultimi anni e determina una duplice tipologia di danno:
Le spese di soccorso e successivamente quelle sostenute per la cura dell’animale domestico.
Il loro ammontare dovrà essere documentato e ne potrà essere imposto il rimborso all’autore del fatto illecito, a patto che esso sia congruo, escludendo quelle spese che il danneggiato avrebbe potuto evitare di sostenere se si fosse comportato diligentemente [2]. In base a questo criterio, ad esempio, non sono risarcibili le spese sostenute per la cura dei gatti presso una costosa clinica veterinaria in quanto sarebbero eccessive rispetto al “valore” delle bestiole.
Il danno non patrimoniale (danno morale/sofferenza) determinato dalle lesioni riportate dall’animale domestico o dalla sua morte.
Un animale domestico porta con sé amore, cura, compagnia, gioia, dolore, nostalgia insomma sentimenti che provocano nel padrone una sofferenza nel caso in cui lo stesso sia ferito o morto.
Nel caso di ferimento, con la recente ordinanza numero 26770 del 23 Ottobre 2018, la Corte di Cassazione ha stabilito l’inammissibilità del ricorso: i danni non patrimoniali non possono essere riconosciuti. La sentenza in oggetto esclude ogni rilevanza del danno morale subito dal proprietario dell’animale, per conseguenze che hanno influito su esemplari di affezione, come appunto i cani. La legge attualmente vigente, infatti, specifica come la violazione dei diritti garantiti per Costituzione avvenga quando coinvolgono l’integrità della persona, non degli animali. Per questa ragione, non è possibile richiedere né all’automobilista coinvolto nell’incidente né alla sua compagnia assicurativa nessuna compensazione relativa a danni morali oppure esistenziali.
Nel caso di decesso la regola è che la perdita di un animale determina un danno di natura morale che va indennizzato. Non si può neppure escludere la possibilità che la perdita dell’animale possa determinare un vero e proprio danno biologico qualora essa comporti nel proprietario dell’animale l’insorgenza di una vera e propria patologia, come la depressione. In entrambi i casi, il risarcimento è ammesso ma a una condizione:
esclusivamente quando il fatto che lo ha determinato costituisce reato [3]. Tanto per fare un esempio, sarà tenuto a risarcire il danno morale colui che provochi la morte del cane con la classica polpetta avvelenata o, spinto da crudeltà, prendendolo a bastonate. Nei casi, invece, in cui non sia configurabile il delitto in commento, niente indennizzo: si pensi, ad esempio, al caso di chi, facendo marcia indietro con l’auto, non si accorga della presenza di un gatto e lo investe.